A partire dalla seconda metà di marzo, per l’intero mese di aprile e parte del mese di maggio, si verifica in Sicilia il fenomeno della migrazione primaverile degli uccelli.
Dopo avere trascorso l’inverno nel continente africano dove si sono nutriti abbondantemente, centinaia di migliaia di uccelli intraprendono il lungo viaggio per le loro destinazioni europee dove nidificheranno e alleveranno la prole per i primi mesi.
Tre sono le principali direttrici o rotte migratorie che la maggior parte degli uccelli e dei rapaci percorre, attraversando i tratti di mare più brevi per approfittare al massimo delle correnti ascensionali terrestri.
La rotta più occidentale del Mediterraneo è lo Stretto di Gibilterra. La seconda rotta, ad Oriente, risale dal Mar Rosso verso Israele, la Turchia e il Bosforo; e la terza rotta migratoria, nel centro del Mediterraneo è quella che ci riguarda direttamente: Libia, Tunisia, il Canale di Sicilia, la Sicilia, lo Stretto di Messina e la Penisola italiana.
I luoghi della migrazione in Sicilia
I luoghi dove si osserva questa migrazione primaverile in Sicilia sono inizialmente le Isole Egadi, contemporaneamente con le isole Pelagie e Malta. Una volta raggiunta la costa meridionale nell’Agrigentino e nel Ragusano, gli uccelli risalgono lungo la costa orientale o la costa settentrionale attraversando i grandi rilievi dei Monti Sicani, dei Monti Erei, delle Madonie, e dei Peloritani. Non poche specie tagliano verso le Isole Eolie bypassando la cuspide nord-orientale della Sicilia.
Nella parte orientale dell’isola numerosi individui sono attratti dalla mole immensa dell’Etna che come un gigantesco faro li attira a sé. Quindi si dirigono verso il grande vulcano.
Il territorio etneo, prevalentemente a sud-est e a nord-ovest viene particolarmente coinvolto da questi ingenti flussi migratori durante la primavera.
Infatti dopo avere raggiunto la Piana di Catania e la Valle del Simeto, gli uccelli si dirigono a nord-nord-est verso la Valle del Bove (versante orientale dell’Etna), raggiungendo spesso quota 2000 metri e anche oltre. Invece quelli che sorvolano il Simeto all’altezza di Adrano, Bronte, Randazzo, proseguiranno verso la Valle dell’Alcantara fino a raggiungere le pendici meridionali dei Monti Peloritani.
Una parte consistente di questa migrazione interesserà la zona medio-alta del versante occidentale dell’Etna, dirigendosi a Nord verso Piano Provenzana, verso la Pineta di Linguaglossa, oppure in direzione del Rifugio Sapienza, sorvolando i comuni di Zafferana Etnea, di Milo e di Sant’Alfio o ancora superando i rilievi della Valle del Bove.
Punteranno verso la Montagna Grande, verso Monte Venere, attraverseranno il territorio di Taormina e il Vallone Sant’Antonio per proseguire sempre più a Nord verso lo Stretto di Messina e l’Italia che risaliranno fino alla Scandinavia.
Le zone migliori per il birdwatching
Nei miei cinquant’anni di professione sull’Etna i luoghi dove più frequentemente mi è stato possibile osservare alcune specie di rapaci in migrazione sono il Monte Zoccolaro, la Schiena dell’Asino, la Montagnola e il crinale settentrionale e occidentale della Valle del Bove fino alla Torre del Filosofo per quanto attiene il versante orientale e meridionale.
Invece sul lato sud-occidentale dell’Etna altri luoghi si sono rivelati eccellenti punti di osservazione come la Pista Forestale alto montana, da Serra La Nave a Monte Spagnolo; sul versante settentrionale avvistamenti frequenti nelle aree di Timpa Rossa, di Monte Nero e della frattura dell’eruzione del 2002. Altrettanto idonei al birdwatching sono la strada Mare-neve, i Crateri Sartorius, i sentieri in partenza dal Piano Provenzana, come limite superiore e i fiumi Simeto e Alcantara, e i rispettivi bacini idrici, come limite inferiore.
Le specie di uccelli più diffuse sull’Etna
I rapaci maggiormente osservabili sono il Nibbio bruno, Milvus migrans, dalla caratteristica sagoma della coda biforcuta. Il Falco di palude, Circus aeruginosus, sia maschio che femmina. Una specie che presenta colorazioni inconfondibili e spesso volano sopra i crateri secondari battendo le ali a ritmi regolari. Il Falco pecchiaiolo, Pernis apivorus, grande protagonista per numero ineguagliabile di individui della migrazione primaverile in Sicilia. Non di rado si vedono le bellissime nonché eleganti Albanella pallida Circus macrorous e Albanella minore, Circus pygargus, il cui dimorfismo tra i sessi si distingue nelle diverse colorazioni delle livree.

L’Aquila minore, Hieraaetus pennatus, è ormai di casa in Sicilia. Sverna molto spesso dalle nostre parti e comunque migra anch’essa sopra l’Etna.
Raramente ho potuto avvistare grandi aquile o avvoltoi in migrazione sull’Etna, e le coppie di Aquila reale Aquila crysaetos nidificanti sul nostro vulcano sono stanziali, osservabili tutto l’anno come in altri luoghi dell’isola.
Tuttavia qualche Biancone, Circaetus gallicus, ha sorvolato le pendici più basse del vulcano durante la migrazione primaverile, così come Aquila anatraia minore, Aquila pomarina, durante la migrazione autunnale. Pertanto sono accipitridi che solo occasionalmente si possono avvistare sull’Etna.
Migrano dall’Etna anche tanti Falconidi, il più comune dei quali è il Falco tinnunculus detto Gheppio. Altresì il Falco vespertinus detto Falco cuculo. Più raramente ho avvistato il Lodolaio falco subbuteo che però è facilmente confondibile con altre specie di falchi.
Altri falchi avvistati in migrazione sull’Etna sono il Falco pellegrino Falco peregrinus, il Falco Sacro, Falco cherrug, lo Sparviere Accipiter nisus.
Ovviamente vi sono molte altre specie di uccelli che sorvolano l’Etna durante la loro migrazione verso il continente africano come le Anatre, le Cicogne, le Gru. Migrano in primavera anche stormi di Gruccione, Merops apiaster, facilmente distinguibile per il piumaggio dai vividi colori, dal lungo becco ricurvo e dall’assordante richiamo udibile anche ad una certa distanza.
In aggiunta allo specifico tema della migrazione autunnale degli uccelli, l’Etna è altresì ricco di specie di uccelli stanziali, cioè residenti in un medesimo luogo. La già ricordata Aquila reale che è certamente la specie più bella e straordinaria da osservare sia per la mole e l’apertura alare di oltre 2,00 m.- 2,30 m. sia per la maestosità del suo volo. Molto comuni sono invece la Poiana e il Gheppio. Un po’ più difficili da osservare sono il Falco pellegrino, lo Sparviere o gli altri falchetti.
Si osserva non di rado il Pettirosso, l’Upupa, il Culbianco, la Cincia mora, la Cincia allegra, il Verzellino, il Passero solitario dal bel colore blu della livrea. Il Picchio muratore, la Ghiandaia, l’Airone cenerino, la Garzetta o l’Airone maggiore. Più raramente il bellissimo Crociere dalle mandibole incrociate o il Picchio rosso maggiore sempre intento a scavare i tronchi degli alberi! La Coturnice è altresì presente sull’ Etna anche se non di facile avvistamento, così come il Rigogolo adulto maschio dal bel piumaggio giallo e nero o il Succiacapre dal piumaggio facilmente confondibile con la vegetazione circostante, per cui non è evidente scoprirlo.
Rapaci notturni sono udibili ma anche visibili come il Barbagianni, l’Allocco, la Civetta, il Gufo comune e l’Assiolo.
Pertanto il nostro vulcano offre una serie di occasioni di rara bellezza per il Birdwatching in un ambiente del tutto eccezionale dove alla natura dei luoghi generati dalle eruzioni vulcaniche si associa l’osservazione del volo di Falconidi, di Accipitridi, di Strigidi, di Ardeidae, di Passeriformi, di Columbidi, di Ciconiidae e quant’altro.
Il ciclo migratorio si conclude
Questi bellissimi animali, tornando agli uccelli migratori, compieranno un lunghissimo ed estenuante percorso per raggiungere il proprio sito di nidificazione, in ambienti accoglienti e soprattutto in abbondanza di cibo. Ben riposati e nutriti torneranno in Africa nel prossimo autunno.
E nuovamente, così come da tempo immemore, riprenderanno il lungo periplo, sorvolando l’Italia verso Sud. Alcuni punteranno verso lo Stromboli prediligendo la rotta delle Isole Eolie.
Altri individui vedendo la cima fumante dell’Etna si lasceranno guidare dal grande vulcano fino a raggiungere la Sicilia occidentale, le Egadi, il Canale di Sicilia per svernare nell’Africa subsahariana.
Un viaggio spesso lungo e stressante che alcune volte finisce tragicamente per qualche giovane individuo o più anziano al limite delle proprie forze.
Pertanto è nostro dovere contribuire nel mantenere condizioni favorevoli al transito di questi meravigliosi animali, rispettando la giusta distanza per non impaurirli e alterando il meno possibile gli elementi naturali del nostro territorio.